Pallina non ce la fa più, ha bisogno di aiuto ma non osa chiederlo perché ha paura di non essere compresa davvero. Sai di cosa avrebbe bisogno Pallina? Di un bagnino che non abbia paura del suo dolore e la aiuti a mettersi in salvo.
Perché le mamme non chiedono aiuto?
Perché chiedere aiuto fa tanta paura? Perché Pallina, in una crisi di rabbia furente, quando la tensione sale alle stelle, il cuore batte all’impazzata e la mente si annebbia, non chiede aiuto?
- per paura di non essere compresa
- per paura di essere giudicata
E così, mese dopo mese, finisce per non parlare più con nessuno e inizia a fare finta.
Fa finta che va tutto bene, che è felicissima, che i figli sono meravigliosi, che la sua vita si concilia perfettamente con tutto ciò che ha sempre pensato di fare e di avere, e che si sente la mamma migliore del mondo.
Pallina ha paura di non essere compresa ed essere giudicata
In un mondo come quello in cui viviamo dire di essere arrivate alla frutta, urlare al mondo di essere esaurite, di non farcela più, di non voler più essere una mamma è quasi una bestemmia.
Pallina ha comprensibilmente paura di chiedere aiuto, ma così facendo finisce per non uscirne più e stare sempre peggio.
Nessuno la capisce.
Pallina non ci crede più a quelle facce di finta comprensione e di parole dolci, perché lo vede lontano un miglio che sono pezzi di facciate che vengono giù. E man mano che il dolore aumenta e la tensione sale si sgretolano con un rumore sordo.
Perché il dolore è pesante, fortissimo, dannatamente rumoroso e non tutti sono in grado di reggerlo. Le facce di finta comprensione, dopo un po’, non reggono mai.
Tutti la giudicano, soprattutto gli operatori.
Scatta l’analisi di Pallina: cosa fa con i suoi figli, come gioca, in che ambiente vive, cosa mangia, che routine ha, come addormenta i figli, se esce o non esce col marito, se segue i bambini a scuola, ecc.
Perchè una mamma stressata, esaurita, in burnout è una mamma che qualche volta urla, alza la voce, sbotta all’improvviso, usa termini che non dovrebbe e lei stessa sa che fanno male.
Eppure è la stessa mamma che nelle altre 23 ore e mezzo della sua quotidianità è la migliore delle mamme possibili e immaginabili, di gran lunga superiore agli ideali di madre sufficientemente buona, che si sbatte con fatica per fare del suo meglio e anche di più.
Eppure lei sa che della sua meravigliosa dedizione e forza di volontà non frega niente a nessuno. Tutti sentono solo i suoi 10 minuti di urla furenti ma nessuno sente le 10 ore di mancanza di sonno che si porta dietro giorno dopo giorno, mese dopo mese.
E ha paura di se stessa. Ha un’enorme paura delle sue reazioni, dei suoi 10 minuti di urlate, delle sue parole buttate contro i suoi adorati figli.
Sa che tutti sono pronti solo a percepire quelle urla e nemmeno un minuto delle sue lacrime. Per questo sta zitta.
Quello di cui ha davvero bisogno Pallina ?
Pallina sogna il giorno in cui qualcuno, uno dei tanti esperti, la accolga con un abbraccio. Subito, immediatamente, al primo incontro.
Senza parole, senza filtri, senza maschere, senza paure, senza giudizio, senza timore. Un vero, profondo e solidale abbraccio di accoglienza, di comprensione. E stop.
Probabilmente non servirebbe niente altro e le basterebbe a sanare metà della sua vita precedente.
Eppure, questo non lo ha mai visto fare da nessuno. C’è sempre una scrivania in mezzo, una stretta di mano, un “lei” formale, un tentativo di mantenere le distanze da quel dolore, così intenso che nessuno vuole sentire.
I filtri posti dagli operatori sono corretti ma rischiano di essere troppi, tanto intensi da essere quasi dei muri impenetrabili. A Pallina invece interessa andare dritta al punto, dritta al centro del suo dolore. Senza se e senza ma. Senza finzioni, senza condizionamenti, senza incasellanti e lunghi discorsi.
Pallina vuole essere accolta per la fatica che fa.
Punto e a capo.
Non le serve niente altro.
Cosa serve per uscire dal burnout?
Comprensione vera e profonda
Per guarire dal burnout non servono grandi discorsi, strategie complesse, lunghe terapie familiari per sciogliere i nodi dell’intero universo. L’esaurimento psicofisico richiede un abbraccio di profonda consolazione, un accenno positivo di dolce comprensione e una mano nella mano che accompagna ad attraversare quel ponte per mettersi in salvo.
Prima sfogare, poi riequilibrare
Non serve mantenere il dolore a limiti accettabili così che non esploda. Lei, Pallina, è già esplosa, è già una bomba a orologeria carica di stanchezza, stress, ansia e rancore. Non le si può richiedere la calma, la pazienza, la pratica zen o una terapia qualsiasi.
Non in questa fase.
Pallina ha bisogno di sfogarsi, a lungo, lunghissimo. Ha bisogno di qualcuno che sappia attraversare quel dolore insieme a lei, senza paura, senza filtri, senza timori di finirci dentro insieme.
Perché, di fatto, questo dovrebbe succedere: un camminare insieme nelle paludi dell’angoscia, per poi uscirne vincenti insieme!
Trovare il bagnino giusto, ma non per uscire a cena! ;P
Un bravo bagnino non si limita a dare indicazioni da lontano, seduto sulla sua torretta ma lancia un salvagente e inizia a tirare in salvo il natante. O, ancora meglio, si butta in mare insieme a lui, lo raggiunge, lo prende per il corpo e lo solleva fuori dalle onde. Suda, si stanca da morire, lotta insieme al natante, fatica e ansima insieme a lui, e lo trascina fuori dal dolore.
Questo serve a Pallina: un bagnino con le palle pronto a dare la vita per lei!
Lei lo sa che il bravo bagnino non è uno sciocco romantico che rischia di cadere a fondo con lei, lei sa che è attrezzato adeguatamente, lei sa che ha un giubbino salvagente o una ciambella di salvataggio con lui. Sa che ha attivato una rete di soccorritori esterni che li aspettano al di fuori dell’emergenza per gestire il dopo.
Per questo si fida e gli si affida, perché sa che è in grado di sostenere la sua stessa fatica senza venirne risucchiato. E questo fa la differenza.
Cosa succede quando Pallina trova il bagnino che la porta in salvo?
Quando Pallina incontra un esperto bagnino si sente in salvo, si sente subito meglio.
Sa che può contare su di lui, che può piangere, lottare, urlare insieme a lui, sfogarsi e lasciarsi andare insieme. E insieme camminare fuori da questo periodo tanto difficile.
La cosa bella del bagnino attento è che non giudica. Non critica Pallina per il suo stile di nuoto, non la invita all’ennesimo corso di nuoto per mamme super espertissime, non la colpevolizza per non aver saputo uscire da sola dall’acqua.
Forse perché sa cosa vuole dire annaspare nella melma.
Forse perché, entrando in acqua con lei e soccorrendola, ha potuto vedere la corda che la teneva bloccata dalle caviglie, quell’insieme di alghe nelle quali si era aggrovigliata nonostante la sua esperienza e la sua grande competenza come natante.
E questo ha fatto la differenza.
Una volta tagliate le alghe e liberati i nodi più grossi, Pallina ce l’ha fatta da sola e ha raggiunto facilmente la spiaggia senza sentirsi in colpa, senza sentirsi giudicata, senza paura delle conseguenze del suo intoppo.
Pallina non ha più paura di chiedere aiuto, adesso ha capito che per salvarsi davvero deve cercare una super bagnino!
Io sono la bagnina giusta per te!
Fai come Pallina: cerca aiuto in chi va dritto al cuore e ti comprende senza giudizio.
Io so di essere una brava bagnina, magari non possiedo l’intero armamentario di giubbotti salvagente e non sono nemmeno un’espertissima nuotatrice, ma una cosa la so fare davvero bene: entrare nell’acqua con te e reggere e comprendere il dolore più profondo.
A questo sono davvero allenata, forse perché l’ho conosciuto di persona e l’ho saputo rendere mio amico.
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