Maternità nel 2020: quando la fatica delle mamme aumenta, tu non crollare! Cavalca una scopa e rivendica il tuo ruolo nel futuro del mondo!
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Il rumore del vetro caduto a terra, lo specchietto dell’auto divelto e penzolante, l’attacco di panico che mi prende, il nervoso, l’angoscia, il nodo potente all’altezza dello stomaco… poi le lacrime, un mare di lacrime.
Io, con la testa sul volante, singhiozzante, piena di rabbia, rancore, delusione, sfinita.
E loro dietro… in silenzio. Atterriti.
Ammutoliti. Dopo ore di urla, capricci, tensione, litigi.
La ricordo come fosse oggi, quella giornata tremenda, di qualche anno fa.
In quel periodo dormivo 3 ore per notte e nemmeno tutte di filate.Un incubo, una lenta agonia, a causa di quel cucciolo che adoravo di giorno e odiavo di notte. E gli altri? Grandicelli ma non grandi; altamente sensibili, irritabili per un nonnulla, dalle emozioni potenti e dai comportamenti sempre eccessivamente intensi.
E quel giorno, nel tentativo di correre a casa, a fine giornata, dopo la scuola, dopo le commissioni obbligate al centro commerciale, la confusione, l’over stimolazione, la fame, il sonno, e non so cos’altro, mentre tutti urlavano, litigavano, piangevano, ho innestato la marcia per uscir dal parcheggio sotterraneo dove mi trovavo e ho brutalmente sfracellato lo specchietto laterale contro la colonna di cemento, accanto al mio finestrino.
Avrei potuto fare ricorso alla mia calma interiore, alla mia pazienza e comprensione, alla mia intelligenza (emotiva e cognitiva)… avrei potuto evitare tutto questo. Ma non l’ho fatto.
Perché quando sei in burnout, quando non dormi mai, quando ogni cellula del tuo corpo è stramaledettamene sollecitata, costantemente, giorno e notte, non c’è pazienza che regga, non c’è calma che ti sostenga. Sei e rimani solo una corda di violino tesa al limite, tanto da vedere le fibre pronte a spezzarsi in un veloce,drammatico, istante.
Quando arrivi a quel punto, non c’è nessuna spiegazione logica, emotiva, profonda, accademica che ti aiuti.
Sei solo dannatamente sfinita.
Uno straccio strizzato più e più volte
Una pezzuola da piedi strisciata con forza e disprezzo
E non esistono più le vocine tenere e dolci e dei tuoi bambini, non vedi più i loro occhioni grandi e profondi, non percepisci più il loro odore di formaggino dolce, né la loro pelle liscia a morbidissima.
Non esiste più niente dei tuoi sogni di madre, delle tue aspettative, delle tue letture, della tua voglia di essere una brava mamma, della voglia di rivincita sulla tua stupida infanzia. Nulla.
Tutto va a pezzi e si sgretola in quel rumore sordo di uno specchietto rotto e di un vetro in frantumi
Questo è il burnout
Questo è l’esaurimento delle mamme.
Questo è ciò che accade quando non ce la si fa più
E il rischio che questa fatica si amplifichi per colpa di un anno difficile, di una chiusura forzata, di uno stato di emergenza continua, è altissimo.
E succede quando la clausura del lockdown ingabbia energie e le implode tra le mure domestiche, quando la solitudine ammutolisce e annichilisce le emozioni, quando la mancanza di confronto amplifica ogni gesto, aumenta ogni pensiero negativo, e attiva loop mentali negativi.
Succede quando la convivenza, stretta, angusta e faticosa, accende la miccia nel deposito della TNT del tuo cuore e lo fa esplodere.
Quando non sai più dove mettere gli oggetti, le persone, i dispositivi. E i giocattoli si mescolano ai cavi di rete, o i rigurgiti dei piccoli cadono come rivoli sulle pagine di una triste e sconclusionata DAD.
Succede quando il dolore di un parto vissuto in solitaria, scava un solco continuo in una ferita che non si rimarginerà mai e la separazione forzata dal neonato subito dopo la nascita avrà privato di un momento magico che non potrà mai più essere restituito.
Questa è la fatica delle mamme del 2020
Che si somma alla fatica di sempre e che si rischia di vivere ancora. Ma che NON deve accadere.
Non chiudere il 2020 come il tuo anno peggiore, non rimanere intrappolata nei rovi di questo dolore!
Chiudi l’anno come se chiudessi un mondo, un universo intero, un’epoca, una intera era.
Lascia fuori dalla porta quello specchietto retrovisore rotto. Sono solo pezzi di plastica e vetro brillante. Raccoglilo, prendi una vecchia scopa e getta tutto nel nulla, nel cestino delle cose che hanno poca importanza. Non c’è la tua vita dentro quello specchietto.
Quella è ancora viva, dentro di te.
Non viene spazzata via da quella scopa.
Anzi… cavalcala, quel scopa! E come nella migliore delle tradizioni, vola via, alta nel cielo!
Sprezzante della fatica e in barba all’ansia dei sensi di colpa.
Tieniti ben salda quella scopa e inizia ad usarla dove serve davvero.
Dai una bella spazzata e liberati del passato
- Dai una bella spazzata al vecchiume di questa Italia.
Puliscila dalla paura del malocchio, dall’ignoranza spaventosa nella quale si crogiola.
Spazza via i falsi miti, insieme allo stantio della didattica obsoleta.
Butta fuori dalle scuole quel vecchio modo di insegnare, quei sepolcri imbiancati che riempiono di polvere gli occhi e gli animi dei nostri giovani! - Spazza via la pattumiera che ricopre il pianeta e dai nuovo ossigeno alle generazioni future!
- Spazza via le lamentazioni, le critiche senza proposte, le parole senza azioni. Getta nel fuoco questa cenere di un’ Italia in brandelli e rivestila di luce nuova!
- Spazza via quel maledetto perfezionismo che ha massacrato le madri negli ultimi vent’anni e costruisci un nuovo ideale di madre: allontana più che puoi, quell’idea distorta della dicotomia “mammeperfette –mammedimerda” e brucia i resti di tutti i social che si alimentano di questo. Fai piazza pulita, senza pietà, senza rancore, senza se e senza ma. Smetti di alimentare odio e divisione, perché li alimenti solo dentro te stessa.
- E pulisci, meglio che puoi, più che puoi, ciò che resta di quelle vecchio obsoleto pesante antiquato e logorante vecchio stile di concepire il lavoro! Che resti la gioia di fare, la voglia di inventare, promuovere, operare, per il miglioramento del mondo e per profondi ideali. Che il lavoro non sia stritolato in una gabbia fatta di cravatte o tacchi a spillo, ma sia libera creatività in pantaloni fluidi e orari flessibili, che sia pensata su misura dell’uomo e della donna, che tenga conto della biologia di entrambi, dei ritmi di vita dell’uno e dell’altro, di quell’interscambio continuo di ruoli, mansioni, orari, che garantiscono la profonda armonia tra bambini e riunioni, affinché nulla sia sacrificato e nulla diventi eccessivo.
Il Covid ha portato la morte. Ha distrutto una generazione di anziani. Ha cambiato la geografia delle città, la location delle vite. Diamo un senso a tutta questa fatica e a questo dolore
Affinché questo travaglio sfinente, lungo, doloroso, globale, si trasformi in una nuova nascita, e in un vero rinnovamento di idee, valori, gesti concreti.
Ma attenzione: Il nuovo mondo non spetta a noi.
Il nuovo mondo non lo possiamo disegnare noi, noi che lo abbiamo devastato, appesantito, riempito di nefandezza.
Ora spetta a loro.
Il ruolo della nostra generazione è quello di traghettatori.
Se abbiamo l’umiltà di riconoscerlo il mondo sarà salvo e la vita tornerà a splendere.
Il valore dei giovani, dei nuovi nati, della generazione futura è immenso.
Fragilissimo seme appena abbozzato. Potenziale di salvezza.
Quindi prendi la scopa, mia cara e spazza !!
Spazza come non hai mai ramazzato nella tua vita e regala una scopa anche al tuo compagno, al tuo vicino di casa, al politico che ti governa, al preside della scuola dei tuoi figli e iniziate a fare piazza pulita. Libera il marcio, il puzzolente, lo stantìo, la polvere di muffa dalle strade di questa Italia e fai spazio alla vita!
Il ruolo delle madri sarà cruciale per le nuove generazioni.
In un mondo di morte, con le nascite a picco, le madri saranno la luce e il frutto del loro grembo sarà fertilizzante per i semi appena abbozzati. Smetti quindi di piangere e non abbatterti, perché il futuro del mondo è nelle tue mani.
Photo by Marcin Jozwiak on Unsplash
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