“Mi sento una mamma di M!”
“A volte mi sento una madre pessima. Spesso sono stanca, esaurita. Sento che sto per scoppiare e…scoppio: o urlando (e poi mi sento in colpa e malissimo!) o piangendo”
“Mi sento quasi un fallimento come madre”
“Pensavo di essere sola e addirittura matta”
“Io sono arrivata al limite. Sono stanca, distrutta, senza forze vorrei solo sparire mollare tutto e tutti”
“Sento che mi hanno succhiato tutte le mie energie …. Io non esisto più”
Queste sono solo alcune delle numerosissime conversazioni che ogni giorno si scambiano le mamme del mio gruppo Facebook “Troppo stanche e sensibili per essere felici”. Il nome è già tutto un programma, ma il gruppo nasce proprio da questa semplice ed evidente considerazione: ci sono davvero tante mamme che non ce la fanno più, che non si sentono felici, non stanno bene, hanno bisogno di aiuto.
Ma il problema non sono loro. Non c’è qualcosa che sbagliano e di certo non nascono “mamme di m.” , ma finiscono per pensarlo. In realtà il problema è il fallimento collettivo e globale dell’odierna gestione e percezione della maternità. Ma il mondo non lo riconosce e ancora oggi nasconde e maschera la fatica delle mamme.
Io sono stufa di questo silenzio e invito le donne ad esternarlo e a rivoltarsi contro un sistema che non fa nulla per modificare le cose e sostenere la maternità!
Ritratto della mamma stressata, che si sente una Mamma di M.
Le mamme sotto stress sono creature reali, presenti, ovunque, vicinissime. Eppure invisibili, nascoste, messe a tacere dai loro stessi “va tutto bene”.
Il 64% delle mamme attuali sente una pressione enorme nel dover essere una mamma perfetta.
(Fonte: BabyCentre’s 2015 State of Modern Motherhood), proprio come Pallina. La ricordi? (leggi qui)
Si fa fatica a delegare, si vorrebbe poter avere tutto sotto controllo, si gestisce la maggiorparte del carico dei figli e della casa, si desidera la migliore delle scuole, le migliori attività cui passare il tempo, si lavora a tempo pieno e poi si finisce per esplodere!
Ciò che manda in crisi una mamma è la mancanza di riconoscimento e valorizzazione e la dimensione totalizzante e senza tregua che vive quotidianamente: è l‘infinito, continuo e logorante lavorìo quotidiano, senza valorizzazione né gratifiche.
Un terzo delle madri di oggi dichiara di non sentirsi definita dagli aspetti del loro essere madri. Non è nella maternità che le giovani donne trovano il loro riconoscimento e quindi non basta essere madri per sentirsi stimate e soddisfatte.
E questo è un dato altamente significativo e anche preoccupante. Vivere per mesi, o anni, una situazione non gratificante e non gratificata e per di più estremamente stancante è terreno fertile per maturare una bomba pronta ad esplodere.
Ma c’è di più.
C’è una parolina che ritorna, continuamente nei racconti delle donne, nei loro “sfoghi”, nelle loro richieste di aiuto: la parola SEMPRE
Sempre è qualcosa di totalizzante, assoluto, da cui non si può scappare. E’ qualcosa senza tregua, senza possibilità di rifugio, una corsa senza soste, mai. Nemmeno quando il fiato è rotto, i polmoni esplodono, le gambe diventano durissime, i piedi pieni di vesciche brucianti e il cuore scoppia nel petto.
Si deve correre sempre. Si deve rispondere sempre. Essere preseti sempre. Ascoltare sempre. Intervenire sempre. Addormentare, allattare preparare da mangiare, giocare, accudire, vestire, accompagnare, andare a prendere, gestire, pesare, organizzare, SEMPRE. Giorno e notte. 7 su 7, per anni.
E’ sfiancante.
E’ logorante.
E’ totalizzante
E’ questo che manda in burn out.
Mamme altamente sensibili, mamme di M. e stress
Le persone altamente sensibili elaborano le informazioni in modo più profondo, rispondono agli stimoli in modo intenso, soffrono in modo particolare le sollecitazioni psicofisiologiche e sono quindi più facilmente incline alla sovrastimolazione e al sovraccarico.
L’eccesso di stimolazione prevede infatti un continua, costate eccessivo lavoro di processamento dei dati. Per una mamma altamente sensibile significa vivere costantemente facendo elaborazioni profonde ed energicamente impegnative. Lo stress è l’inevitabile diretta conseguenza di questa modalità di gestione della vita.
Significa, ad esempio, entrare in forte ansia di fronte alla breve separazione dal suo neonato durante le visite di routine nella degenza dopo il parto, tanto quanto provare una profonda preoccupazione nel momento della scelta della scuola, angosciarsi di fronte ad un piccolo litigio con l’amichetto del suo bambino.
Preoccupazione, stati di ansia, mancanza di respiro, stanchezza, senso di colpa, fatica, mancanza di sonno, sfinimento, angoscia, oppressione, questo è il substrato sul quale camminano ogni giorno la maggioranza delle mamme.
Il 20% di loro, le mamme altamente sensibili, vivono queste stesse situazioni i modo estremamente intenso e profondo. E lo vivono come condizione totalizzante.
Non ci si stupisce quindi del grado elevato di stress che possano provare queste mamme
Cosa succede alle mamme quando vanno in burnout?
Il burnout è la goccia che fa traboccare il vaso. E’ un fattore che determina il precipitare della situazione e prepara il terreno al crollo totale. E’ uno stato eccessivo, una reazione psicofisica, un’eccessiva attivazione del sistema nervoso centrale, con conseguente stato di allerta e di reazione.
Quando una mamma va in burnout può reagire con 3 diverse modalità:
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Esplosione
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evasione/fuga
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paralisi/blocco
La mamma che esplode
Pallina, la mamma perfetta, sempre empatica, comprensiva, dialogante, quando arriva al limite della sopportazione, quando ha accumulato senza mai smaltire, arriva al punto di non ritorno, ed esplode. Il problema è che quando lo fa, lo fa davvero male. Urla, strattona, dice parolacce, sbraita frasi che non vorrebbe mai dire, a volte schiaffeggia o dà scapaccioni. Quando questo succede si sente una mamma tremenda, cattivissima e fallita su tutti i fronti. Una vera e propria Mamma di M!
Tanto quanto sa essere amabile, altrettanto può essere tremenda. E il senso di colpa la corrode la deteriora ancora di più.
- E’ il momento di trovare un equilibrio, di definire compromessi e confini, fermando il pendolo emotivo che distrugge la serenità familiare!
La mamma che evade, evita
La mamma sensibile che va sotto stress odia il conflitto e piuttosto di discutere, anche solo per un attimo, con il compagno o coi figli, evita e fugge dalla situazione.
Minimizza i problemi, finge che tutto vada bene, tiene dentro di sé qualsiasi malumore, evita di osservare ciò che macchia l’immagine della famiglia perfetta che desidera e piuttosto si martirizza di continuo e in silenzio, in modo che tutto proceda secondo i suoi piani.
Il prezzo da pagare per questa apparente falsa serenità è la malattia. Il corpo somatizza ciò che la mente e la parola non vuole ammettere. Mal di testa cronici, problemi gastrointestinali, allergie, dermatiti, sono frequenti in queste situazioni.
Bisognerebbe imparare ad ascoltare questi sintomi e vederli per quello che sono: un mezzo per comunicare ciò che non si riesce ad esprimere.
- Imparare a verbalizzare è la chiave di volta per uscire da questa situazione
La mamma che si blocca e si chiude
C’è poi la mamma che si chiude in se stessa, si incupisce, non sbraita, non fa finta di nulla, ma sta zitta. Si appiattisce in uno stato psicofisico grigio, dolente, depresso. Dove la serietà e la cupezza prendono il sopravvento. Fa tutto con rigore senza godere più della positività della vita.
Non chiede, non si arrabbia, ma si carica di rancore, diventando l’ombra della persona che è, e della mamma che avrebbe voluto essere.
Spesso se la rifa con i figli, pretendendo lo stesso rigore e la stessa cupa serietà. Non ammette gioia né piccole trasgressioni e non le concede nemmeno a se stessa.
Vive la maternità come un dovere, non sa più essere felice per i sorrisi dei suoi bambini.
Si logora dentro, giorno dopo giorno. Non esplode ma si ammala di depressione, cupezza, durezza.
- Il bisogno di essere amata è potente, tornare ad amarsi ed essere invasa dalla dolcezza è la chiave per tornare ad amare e concedersi il diritto alla felicità
Come evitare di trasformarsi in Mamme di M?
Le parole chiave per evitare il burnout delle mamme è PROTEZIONE.
E’ fondamentale imparare a mettere dei confini, dei limiti, dei filtri. Prima di arrivare al limite.
Sappiamo che le donne in generale e le mamme in particolare, sanno avere una grande capacità di residenza e di far fronte alla fatica, fisica e mentale. Nelle donne altamente sensibili questo è ancora più marcato.
E pur essendo una qualità utile nella vita di una mamma, il rischio è di non rendersi conto di essere vicinissime al limite.
Si è in grado di tenere botta fino alla fine, ma quando poi si cade, il tonfo è forte ed improvviso.
Le mamme devono quindi imparare a proteggersi.
- Proteggersi dal carico di lavoro e di cose da fare, soprattuto se le richieste sono fisicamente pesanti ed emotivamente poco appaganti. Imparando a chiedere aiuto e a delegare di più. Abbassare le aspettative, imparare a fidarsi e affidare, è un esercizio difficilissimo ma vitale. Ci vuole molto coraggio a sentirsi umili e chiedere aiuto. Ma è una lezione di vita preziosa anche per i propri figli.
- Proteggersi dal sovraccarico di pensieri, cose da ricordare, preoccupazioni. Imparando a organizzarsi meglio (questo è un punto fondamentale) ma anche a condividere o sfogare emotivamente questo carico. Imparare a comunicare bene con il proprio partner non solo è utile allo scopo ma anche rinforzo del legame di coppia. Trovare nel partner un alleato è fondamentale
- Proteggersi dal sovraccarico di emozioni, proprie e altrui. I “capricci”, ad esempio, non sono altro che manifestazioni fisiche di emozioni potenti che provengono dai bambini. Ma accogliere un capriccio non è facile, specie per chi, altamente sensibile, percepisce le urla, il pianto e il rumore tipico di questi momenti come un trapano nei timpani e un coltello nel cuore. Imparare a corazzarsi timpani e anima, in modo ragionevole ed efficace, permette di accogliere questo tipo di manifestazioni senza sentirsene sopraffatta, senza esaurirsi energeticamente, senza devastarsi per i giorni a venire. Questo protegge se stesse ma anche il bambino, che si sentirà accolto e aiutato da una persona forte e in grado di sostenere le sue esplosioni senza ritorsioni o conseguenze sul legame affettivo.
Prendere consapevolezza di tutto questo è il primo passo per imporsi e pretendere un cambiamento, prima di arrivare al limite e distruggere tutto.
Se anche tu ti senti spesso una “Mamma di M” e non ti senti per nulla rappresentata da questa immagine di te stessa, se desideri cambiare, sentirti davvero la mamma che vorresti essere, iscriviti alla newsletter e continua a seguirmi: qualcosa di utile bolle in pentola! Stay tuned e condividi questo articolo con le tue amiche mamme.