Regalo alle maestre: meglio un pensierino banale oggi o una visione profonda in vista del domani? Pallina sceglie il top. E tu?
Pallina fa fatica a pensare all’oggettino, al fiore, al pensierino da regalare a fine anno alle maestre dei suoi figli e fa molta fatica ad accettare le decisioni della maggioranza.
Lei, perfezionista e attenta alla sostanza profonda delle cose, vorrebbe regalare una rivoluzione del totale sistema scolastico.
Ma ovviamente non può e quindi, come sempre, vive nell’insofferenza e nella insoddisfazione perenne.
Per questo si sfoga scrivendo il regalo dei suoi sogni alle maestre dei suoi figli.
Illudendosi che, magari, il suo dono giunga davvero e l’anno prossimo, si compia la magia!
“Cara maestra,
vorrei poterti regalarti un’ora in più, per parlare con me:
di me e dei miei figli, affinché diventino un po’ anche i tuoi
affinché tu possa capire davvero, ascoltare davvero.
E insegnare di conseguenza.
Vorrei regalarti una classe con 10 bambini.
Non di più, e già mi sembrano troppi.
Una classe con del materiale degno di questo nome.
Strumenti di osservazione, sperimentazione, giochi e attività didattiche per tutti i tuoi bambini
affinché imparino a loro modo: facendo, toccando, sperimentando attivamente,
proprio come si fa con il cibo solido a 6 mesi.
Perché i miei figli, i tuoi bambini,
ce l’hanno già dentro il desiderio forte di imparare.
Ce l’hanno impressa nel cuore la curiosità innata di sperimentare,
ce l’hanno indomita nell’anima la spinta a conoscere.
Non c’è bisogno di fare grandi cose, usare troppe parole, scrivere una marea di frasi.
Basta liberare il campo
mostrare il materiale,
mostrare la vita.
E quanto vorrei poterti regalare il loro stupore,
la loro curiosità,
la loro voglia di conoscere,
con gli occhi del cuore,
con i sensi dell’anima.
Sono certa che li riconosceresti come già tuoi.
E vorrei regalarti il tempo di camminare con loro sotto un porticato
come faceva Aristotele con i suoi studenti.
Perché è camminando,
è mettendo in moto il corpo e lo spirito
che anche la mente si attiva.
E’ vivendo che si impara a vivere.
E’ chiedendo che si comincia a imparare.
E vorrei regalarti la capacità di ascoltare e osservare
con gli occhi trasparenti e il cuore puro.
Perché per insegnare bisogna entrare nei loro occhi e nel loro cuore,
vedere con la loro curiosità,
emozionarsi delle loro stesse emozioni.
Tornare come bambini.
e mettersi al loro livello.
Al livello di chi vive a metà strada tra il Cielo e la Terra
di chi sa tutto perché più vicino all’Origine,
solo che ancora non lo sa spiegare.
Perché usa parole che non sono di questo mondo
e che rischiamo di non conoscere mai.
Vorrei poterti regalare ancora un po’ della loro Origine,
della loro sapienza,
della loro incondizionata fiducia.
E regalarti il loro vocabolario
prima che si perda, sommerso dal nostro.
E infine, forse il regalo più grande,
vorrei donarti una visione.
La possibilità di vedere in ogni bambino,
quel seme, quel talento, quel dono che solo lui possiede,
che giace nascosto dentro il suo profondo,
che lavora e si muove dentro di lui
e che, solo se ben compreso, riconosciuto e annaffiato potrà dare il suo frutto.
Quel seme, quel dono
non è un talento qualunque,
è l’essenza stessa di quel bambino
è il suo progetto di vita
il motivo per il quale è qui con noi.
Ed è un onore poterlo riconoscere e coltivare
perché è da quel fiorire che tutta la sua vita prenderà forma e colore.
Ti ringrazio, quindi, cara maestra
ti ringrazio per tutte le volte che ci hai provato:
che mi hai dedicato un po’ di quell’ora per parlare con me,
che hai cercato, di tua volontà e spesso di tasca tua, materiali degni di questo nome.
Per tutte le volte che, pur avendo tanti bambini in classe, hai cercato di dare attenzione a ognuno così come fossero unici.
Ti ringrazio per la capacità di coinvolgerli e farli camminare alla scoperta del mondo insieme a te,
per tutte le volte che ti sei lasciata travolgere dalle loro domande,
che li hai fatti toccare, sperimentare, arrivare da soli alla loro scoperta e alla conoscenza del mondo.
Ti ringrazio per tutte le volte che sei riuscita a usare il loro vocabolario,
che hai provato a leggerli con gli occhi dello stupore puro, dell’accettazione incondizionata, dell’amore profondo e hai dato loro motivo di vita, motivo di ricerca.
E ti ringrazio, soprattutto, per tutte quelle che volte che hai innaffiato il loro dono, che gli hai dato voce, che gli hai permesso di differenziarsi e di mostrarsi al mondo per quello che potrebbero essere davvero.
Grazie di cuore, per essere un vera Maestra di Vita.”
Pallina piange un po’ amareggiata, perché è raro trovare maestre e maestri di vita e vorrebbe essere capace di accontentarsi del pensierino, di stare bene nella maggioranza, di adeguarsi alla normalità ma non importa: preferisce soffrire puntando in alto, che accontentarsi della mediocrità.
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